Se hai un’idea brillante per un nuovo prodotto o servizio, ma poche risorse per realizzarlo per intero, probabilmente ti sei già imbattuto nel concetto di MVP. E se non lo hai ancora fatto, è il momento giusto per conoscerlo.
In questo articolo voglio spiegarti, passo dopo passo, cos’è un MVP, perché è diventato una delle strategie preferite dalle startup, come si applica nei vari settori, quali principi lo ispirano e come scegliere il tipo più adatto per il tuo progetto.
Parleremo in modo semplice, con esempi concreti e linguaggio diretto, perché l’obiettivo non è solo informare, ma guidarti. Questo contenuto è pensato soprattutto per chi si avvicina per la prima volta al tema, studenti, giovani imprenditori, appassionati di innovazione, ma anche per chi è già nel settore e vuole consolidare le basi.
Cos’è un MVP (minimum viable product)
Definizione e concetto base
Il termine MVP sta per Minimum Viable Product, che in italiano si traduce con “prodotto minimo viabile”. L’espressione può suonare un po’ tecnica, ma il significato è semplice: si tratta della versione più essenziale di un prodotto che può essere rilasciata sul mercato per iniziare a testarne la validità.
Come ha scritto Eric Ries nel libro The Lean Startup:
“L’MVP è quella versione di un nuovo prodotto che consente a un team di raccogliere il massimo apprendimento validato sul cliente con il minimo sforzo.”
In altre parole, non si costruisce subito il prodotto definitivo, completo di tutte le funzionalità immaginabili. Si parte invece con il minimo indispensabile per vedere se l’idea ha davvero mercato. Questo consente di imparare in fretta, adattarsi, cambiare direzione se serve. L’MVP non è quindi un prodotto “povero”, ma un prodotto “intelligente”, progettato con uno scopo: imparare il più possibile sul cliente.
Applicazioni nelle diverse branche
Uno degli aspetti più interessanti dell’MVP è che non si applica solo al mondo digitale o al software, come spesso si pensa. Può essere adottato praticamente ovunque. Certo, nelle startup tech è molto comune, ma anche aziende manifatturiere, servizi, e persino enti pubblici possono trarne vantaggio.
Vediamo qualche esempio concreto:
- Nel software, l’MVP può essere una versione base di un’app con solo 2-3 funzionalità chiave. Ad esempio, Instagram è nata come un’app per condividere solo foto quadrate con filtri.
- Nel mondo fisico, una startup che vuole creare una bici elettrica innovativa può costruire un prototipo artigianale con le funzioni principali per farlo testare.
- Nel marketing, si può costruire un MVP “concettuale” come una landing page che descrive il prodotto, per vedere se le persone lo richiedono o si iscrivono alla lista d’attesa.
Il minimo viabile cambia a seconda del contesto. Ma la logica è sempre la stessa: realizzare qualcosa che permetta di iniziare a imparare il prima possibile.
Principi e metodologia dell’MVP
Principi ispiratori dell’MVP
L’idea di MVP non è solo una questione tecnica. È una filosofia di approccio al prodotto. E come ogni filosofia, ha dei principi fondanti.
Il primo è l’apprendimento validato. L’obiettivo di un MVP non è solo “vendere”, ma capire cosa funziona e cosa no. Ogni riga di codice, ogni euro speso, ogni feedback ricevuto dovrebbe servire per prendere decisioni migliori. Le ipotesi vanno testate nel mondo reale, non solo nei business plan.
Il secondo principio è la velocità di iterazione. Un MVP non deve essere perfetto. Deve essere abbastanza buono da essere usato e migliorato subito. Ogni ciclo è: costruisco → misuro → imparo → ripeto. Più cicli riesco a fare, meglio posso perfezionare il prodotto.
Un terzo pilastro è la semplicità intenzionale. Fare meno, ma meglio. L’MVP non deve essere un compromesso, ma una sintesi intelligente. Si eliminano fronzoli e si punta dritti al cuore del valore.
Vantaggi e svantaggi dell’MVP
Parlare di MVP in termini assoluti sarebbe sbagliato. Come ogni metodo, ha vantaggi evidenti ma anche potenziali limiti.
Tra i principali vantaggi ci sono:
- Riduzione dei costi iniziali: non serve sviluppare tutto prima di lanciare.
- Velocità di esecuzione: l’MVP può essere creato in settimane anziché mesi.
- Apprendimento rapido: i primi feedback arrivano subito, e si può correggere la rotta.
- Mitigazione del rischio: si evita di investire troppo in un’idea che potrebbe non funzionare.
- Coinvolgimento degli utenti: i primi utilizzatori si sentono parte del processo e spesso diventano ambassador.
Ma esistono anche alcuni svantaggi o difficoltà:
- Il rischio di una percezione negativa: un prodotto troppo grezzo può deludere i primi utenti.
- Feedback distorti: se l’MVP è troppo limitato, non riflette davvero il valore del prodotto finale.
- Pressione interna: non tutti i team accettano di “lanciare qualcosa di incompleto”.
- Difficoltà nella definizione del “minimo”: trovare il giusto equilibrio è un’arte.
Per questi motivi, creare un buon MVP richiede competenze strategiche, non solo tecniche. Va pensato come un test scientifico, non come una bozza fatta in fretta.
Come l’MVP aiuta i professionisti a raggiungere obiettivi di business
Implementazione dell’MVP nel business
L’MVP è molto più di una fase tecnica. È una leva strategica per prendere decisioni informate. Una startup, invece di affidarsi a intuizioni o ricerche di mercato astratte, può mettere in campo un prodotto base e vedere cosa succede.
Questo approccio ha benefici evidenti:
- Permette di testare l’interesse reale del mercato
- Aiuta a costruire soluzioni su misura basate sui feedback
- Rende possibile un cambio di rotta (pivot) senza traumi
- Favorisce una cultura di adattamento, molto utile nei contesti incerti
Molte startup che oggi sono aziende globali sono nate così. Dropbox, per esempio, ha iniziato come un semplice video esplicativo. Airbnb ha cominciato con una stanza affittata in casa dei fondatori. Zappos, uno dei primi e-commerce di scarpe, è partito fotografando scarpe nei negozi e consegnandole a mano. Tutti MVP.
Scelta della migliore opzione di MVP
Non tutti gli MVP sono uguali. La forma che prenderà il tuo MVP dipende molto da ciò che vuoi imparare.
Ecco alcune forme tipiche di MVP:
- Landing page MVP: utile per testare l’interesse del mercato senza costruire il prodotto.
- Video MVP: usato per spiegare il concetto e misurare l’interesse (come fece Dropbox).
- Concierge MVP: il servizio viene fornito manualmente, per testare il modello.
- Wizard of Oz MVP: l’utente pensa di interagire con una tecnologia automatica, ma dietro c’è un essere umano.
- Prototipo funzionante: un prodotto base ma reale, da usare e testare.
Scegliere tra queste opzioni dipende da:
- Quanto è complessa la tecnologia?
- Qual è la tua domanda principale da testare?
- Qual è il budget e il tempo a disposizione?
- Quanto è importante il design per il tuo pubblico?
Non esiste una risposta giusta per tutti. La scelta migliore è quella che ti permette di imparare di più, più in fretta, con meno risorse.
Le basi sono solo l’inizio
Il concetto di MVP è semplice, ma non banale. Non si tratta di lanciare qualcosa di “povero”, ma di costruire un prodotto “intelligente”, focalizzato, strategico. È un modo per imparare facendo, per progettare insieme ai clienti, per innovare riducendo i rischi.
Applicare davvero questa metodologia richiede pratica, ascolto, adattamento continuo. Ma può fare la differenza tra un’idea interessante e un’azienda di successo.
Per chi vuole approfondire, esistono percorsi formativi e contenuti di qualità. Tra questi, piattaforme come Management Academy – e molte altre realtà simili – offrono strumenti, esempi e modelli per accompagnare le startup in questo viaggio. Ma, soprattutto, conta l’esperienza: il primo passo, anche piccolo, vale più di mille slide.
Come scrive Ash Maurya, autore di Running Lean:
“Il più grande rischio non è costruire qualcosa che non funziona. È costruire qualcosa che nessuno vuole.”
Tabella comparativa: tipologie di MVP a confronto
Tipo di MVP |
Obiettivo principale |
Caratteristiche |
Esempi noti |
Landing page |
Testare interesse o domanda |
Pagina semplice con call to action |
Buffer, Groupon |
Video dimostrativo |
Mostrare il concetto in azione |
Video esplicativo del prodotto |
Dropbox |
Concierge MVP |
Validare il servizio manualmente |
Servizio fatto a mano |
Food on the Table |
Wizard of Oz |
Simulare automazione con operatore umano |
Tecnologia “finta”, operatore dietro |
Zappos |
Prototipo base |
Fornire una versione utilizzabile |
Software o prodotto essenziale |
Airbnb, Instagram |
Fonti e riferimenti
- Eric Ries – The Lean Startup, Crown Publishing Group, 2011
- Ash Maurya – Running Lean: Iterate from Plan A to a Plan That Works, O’Reilly Media
- Steve Blank – The Startup Owner’s Manual, K&S Ranch
- Wikipedia – Prodotto minimo funzionante – https://it.wikipedia.org/wiki/Prodotto_minimo_funzionante
- Harvard Business Review – Why the Lean Start-Up Changes Everything, Steve Blank
- SyncDev – Frank Robinson, introduzione al concetto di MVP
- Dropbox case study – https://dropbox.tech
- Lean Startup Principles – https://leanstartup.co/principles